LA POLITICA, CACCIATA DALLA PORTA DEL PD, RIENTRERÀ DALLA FINESTRA DEL CDX?
Si è chiusa la tragicommedia (o farsa) dell’accordo nel CSX.
Letta aveva chiarito, nella sua conferenza stampa, che l’accordo con Sinistra Italiana e i Verdi (con l’aggiunta di DiMaio-Tabacci ed altri ex 5S e Forza Italia) sarebbe stato puramente elettorale. Era rimasto poi molto sul vago dinanzi a legittime domande su quale sarebbe stato allora il programma di governo, dopo la desiderata vittoria, di una coalizione così ideologicamente e programmaticamente eterogenea e in disaccordo praticamente su tutto, fuorché sull’odio forsennato verso il CDX.
L’unica certezza programmatica, secondo il Segretario PD, sarebbe stata la difesa della costituzione dalle presunte intenzioni (?) del CDX di modificarla radicalmente in un senso antidemocratico e, ovviamente, “fascista”. In disparte la falsità dell’assunto, Letta dimostra ancora una volta l’arroganza della sinistra convinta che, al di fuori di essa, vi siano solo i “cattivi”, ovviamente fascisti e antidemocratici.
Puro terrorismo intellettuale.
Insomma, un programma non “per fare” ma “contro”. Contro un fantasma del tutto inventato dal CSX e spacciato per vero e ineluttabile, senza un minimo di prova o appiglio per affermarne la realtà. Una chiara fallacia argomentativa che va sotto il nome di “petizione di principio”. Ma tant’è, la logica non ha mai albergato dalle parti della sinistra, preferendo essa la fedeltà al partito e, soprattutto, la caccia al potere per acquisire il quale la strategia della neolingua è sempre la medesima: creare un nemico e convincere gli elettori che Annibale è alle porte, anche se Annibale proprio non si è fatto vedere.
Quanto alle cose concretamente da fare, la risposta, sostanzialmente, è stata “vedendo facendo”, il che non è propriamente ciò che si aspetta un elettore per riporre la sua fiducia in un partito soprattutto in momento storico come l’attuale.
Ricordo che questo modo di intendere la politica negli anni della prima repubblica era bollato come “tirare a campare” e ferocemente criticato proprio dalla sinistra (l’allora PCI).
Acqua ne è passata sotto i ponti e la situazione attuale certo non consiglia di sdoganare questo ricorso storico.
Fortunatamente, in un impeto di resipiscenza, Calenda ha rifiutato l’accordo sottolineando l’assoluta impossibilità di cercare, in caso di vittoria, improbabili convergenze con partitini e cespugli vari di fuoriusciti, incerti persino su cosa pensare, gli stessi prima ferocemente contrari a Draghi e alla sua “agenda”, della quale invece oggi sembrano follemente innamorati. Dimentichi, per altro, che lo stesso Draghi ha spiazzato tutti affermando che la sua “agenda” semplicemente non esiste. Esistono invece, ha affermato, concreti problemi da risolvere e cose impellenti da fare, proprio quelle, però, sulle quali il CSX avrebbe intenzione di trovare, caso per caso, un improbabile convergenza con i suoi sodali.
Scrivevo nel mio commento “Dov’è la politica” che tutto ciò dimostra appunto la inesistenza di una qualsiasi politica, e gli sviluppi lo hanno dimostrato.
Ci attendiamo ora dal CDX non tanto un “programma di governo”, perché, e mi ripeto, non è mai credibile un programma dettagliato per cinque anni di legislatura in una arte difficile come il governo di un Paese, ma la indicazione dei principi fondamentali che guideranno le scelte condivise e concordate dei partiti della coalizione dinanzi alle sfide più importanti.
Appunto un programma “politico” nel vero senso della parola.
Queste le domande, non in ordine di importanza, le cui risposte sono essenziali per una scelta consapevole da parte dell’elettore.
- Quale sarà il modello economico che il CDX intende perseguire?
- Quale la strategia per il problema della immigrazione e cosa si intende per “integrazione”? Come si intende conciliare questa problematica con il drammatico calo delle nascite e l’emergere di immigrati di seconda e terza generazione?
- Quale il modello di sicurezza e i mezzi per affrontare il crescere della microcriminalità (soprattutto giovanile) nelle città?
- Quale il modello di Giustizia e come risolvere l’evidente conflittualità tra Magistratura e politica?
- Quale la strategia per ridimensionare il peso degli oneri amministrativi per cittadini e imprese (burocrazia, adempimenti vari etc.) nell’ottica soprattutto della liberalizzazione delle attività non strettamente sensibili, e dell’uso degli strumenti di intelligenza artificiale.
- Come si affronterà la prospettiva ormai endemica e destinata a durare negli anni, della scarsità nell’approvvigionamento delle fonti di energia, e dei monopoli di fatto che si instaurano tra gli Stati, soprattutto in relazione alla transizione ecologica e ai suoi evidenti problemi economici?
- Quale la strategia politica nei confronti delle grandi opere di impatto ambientale? In sostanza, quale la politica sui rigassificatori, termovalorizzatori, TAP, TAV e via discorrendo?
- Come si interpreterà e si attuerà la così detta solidarietà proclamata dalla costituzione e quale il ruolo dell’assistenzialismo? Si abbraccerà finalmente l’economia sociale di mercato sulla scia degli insegnamenti di Einaudi, oppure continuerà la spremitura della classe media in nome della così detta redistribuzione del reddito?
- Quale il modello fiscale che assisterà le scelte di politica economica? Soprattutto, quale la distribuzione futura del carico fiscale tra le fasce di reddito e i ceti in cui si dividono i contribuenti? Quale il livello di imposizione fiscale reale sull’economia che si considera sostenibile per permettere anche lo sviluppo, oltre che lo stato sociale e l’assistenzialismo?
- Come si gestiranno i servizi pubblici, sanità in testa, ma anche trasporti, servizio idrico integrato, autostrade etc., e quale il ruolo dei privati? Quale prevarrà tra il modello del partenariato pubblico privato e quello della conduzione diretta da parte dell’apparato pubblico?
- E infine, non per importanza, quale la posizione del futuro governo italiano nello scacchiere internazionale? Dato per scontato l’atlantismo e la lealtà nei confronti delle alleanze scaturite da Yalta, quale il ruolo che l’Italia intenderà giocare nella NATO e quale nuovo ruolo della NATO stessa l’Italia intenderà proporre per aggiornare questa essenziale alleanza ai mutati assetti geopolitici?
- Immanente sullo sfondo, poi, la questione europea. Acquisite la irreversibilità delle scelte di un nuovo soggetto politico internazionale, la UE, e della moneta comune, quale saranno le proposte italiane per una revisione della governance europea e una ridefinizione dei compiti e delle competenze della stessa UE alla luce della esperienza di trenta anni dal trattato di Maastricht (1992)?
Attendiamo quindi fiduciosi gli sviluppi, per ora paghi almeno della speranza che finalmente i vecchi arnesi del passato, anche a sinistra, abbiano dimostrato la loro inadeguatezza ai tempi e si siano finalmente tolti di mezzo.